di Nicola Vacca
Il 19 aprile 1923 nasce a Tricarico Rocco Scotellaro, uomo straordinario e grande poeta. Ancora oggi una storia da raccontare, una memoria da tramandare. Franco Fortini scrive che la poesia di Scotellaro era la verità, il canto di fedeltà di un intellettuale moderno al suo paese d’origine, al mondo sparuto e degno del padre e della madre: la celebrazione dei momenti più alti della vita collettiva di una classe che prende coscienza di sé.
Rocco Scotellaro non è stato soltanto il poeta della libertà contadina, ma soprattutto ancora oggi è l’uomo socialista che ci ha lasciato una testimonianza di lotta per difendere e conquistare la libertà, bene prezioso senza il quale non esiste l’uomo nella sua dignità.
Scotellaro, intellettuale meridionale che con la poesia e con la sua militanza socialista ha contribuito alla lotta per la redenzione del Mezzogiorno, senza assimilare gli insegnamenti del marxismo ma puntando soprattutto sullaradice libertaria della questione, stando lontano dai furori ideologici e dogmatici.Scotellaro a vent’anni si iscrisse al Partito Socialista Italiano. A ventitré anni nel 1946 si candidò con la lista L’aratro a sindaco di Tricarico e vinse, diventando il sindaco più giovane d’Italia.
Nel 1948 venne rieletto per la seconda volta. Rocco Scotellaro con la sua onestà e rettitudine dava fastidio ai notabili democristiani che riuscirono a costruire a tavolino un’accusa di concussione nei suoi confronti. Venne arrestato e rinchiuso nel carcere di Matera per 46 giorni, Successivamente venne assolto. Nei suoi confronti si era consumata una congiura politica che fu smascherata. A trent’anni, nel 1953, Rocco Scotellaro muore d’infarto.
Da poco si è celebrato il centenario della sua nascita e Scotellaro ha ancora una voce forte che va ascoltata, ancora oggi, come giustamente scriveva Carlo Levi. Leggendolo ci accorgiamo che Rocco ha vissuto l’esperienza del mondo contadino come esperienza di libertà, come esperienza di vita, come la maggiore esperienza di vita possibile.
Sta proprio qui la modernità e la contemporaneità e l’attualità della poesia di Rocco Scotellaro. Nella sua totale adesione all’umanità, nel suo incondizionato essere uno degli altri ma soprattutto pensare e agire come uno scrittore autentico scrittore di origine contadina che nel nome della libertà ha saputo parlare al mondo, essere mondo.
In questi ultimi anni sono stato più volte nel piccolo paese lucano. Di Rocco Scotellaro ci sono pochissime tracce. Il centro di documentazione a lui dedicato è chiuso da tempo, la casa del poeta non si può visitare e le istituzioni locali e la politica non hanno fatto nulla per tenere in vita il nome del loro illustre concittadino.
Molte le omissioni e le rimozioni intorno alla sua figura scomoda. Scotellaro è stato ucciso più volte, oltre la sua morte prematura. Ma la sua attualità è ancora qui, tutta da riscoprire, tutta da leggere attraverso le sue poesie, i suoi saggi e le sue ricerche meridionaliste.
Contro le manipolazioni, le ideologiche miserie culturali, l’odio di classe nei confronti della sua persona, leggendo il poeta socialista e libertario scopriamo la sua grande forza di difendersi da solo. Come giustamente ha affermato Pancrazio Toscano, negli anni Ottanta sindaco di Tricarico.
La sua Tricarico doveva fare molto di più per preservare il grande patrimonio culturale di Rocco Scotellaro. Ma evidentemente il poeta per molti è più scomodo da morto che da vivo. «La casa del poeta è chiusa nel centro storico di Tricarico. – scrive Michele Fumagallo su Alias del 23 aprile 2022 – Le strade e le abitazioni della Civita e della Rabatana (quartiere arabo) sono in parte disabitate. Il paese avverte come una ferita profonda l’emarginazione giovanile. Il Comune sta per nominare una nuova direzione del “Centro di documentazione Rocco Scotellaro” ma senza nessuna progettualità forte per il futuro. Né è capace di avviare un dibattito vero sul mancato decollo del centro culturale e letterario che doveva essere il fiore all’occhiello della valle, simbolico quanto altri mai di un nuovo progresso capace di correggere le distorsioni del passato, di immettere Tricarico e la valle al centro del dibattito europeo».
Le nomine sono state fatte qualche mese fa, il Centro di documentazione non decolla. la progettualità è latitante, sono state salvate le apparenze burocratiche. Nella sua Tricarico, Rocco Scotellaro è poco presente. Nelle strade della sua città mancano i punti di riferimenti culturali e luoghi in cui ritrovare il poeta, il cittadino e il sindaco
Si doveva pensare a istituire una Fondazione Rocco Scotellaro, prendendo ad esempio lo straordinario lavoro che è stato fatto a Montemurro per Leonardo Sinisgalli. L’impegno politico per il Sud e la poesia di Rocco Scotellaro rappresentano una delle pagine più significative del Novecento.
Il poeta puro e onesto, l’uomo politico di provata fede socialista che si schiera sempre dalla parte degli ultimi, l’uomo che lotta per l’affermazione di un nuovo umanesimo, il testimone che abbraccia le cause giuste per il bene comune.
Rimanendo fedele alla verità del suo mondo e delle sue radici, il poeta lucano con la sua opera rappresenta un’esperienza singolare nell’ambito dell’esperienza letteraria del secondo Novecento. Unica e irripetibile, perché nel suo fare poesia si ha l’impressione di entrare in un mondo interiore dove si va oltre il significato politico dei suoi versi, che appare intrinseco, ed è visibile, soprattutto in quel nucleo di poesie rimaste finora inedite, lo spirito creatore di una poesia pura che coinvolge emotivamente.
La poesia genuina e compiuta di Rocco, come la definì Franco Fortini, è un’esperienza epica e di denuncia, la sua voce oggi con il suo pathos storico non può essere ignorata, dimenticata e continuare a essere rimossa. A Rocco Scotellaro, senza se e senza ma, è giunta l’ora di attribuire il posto di rilievo che merita nella cultura italiana.
Partendo prima di tutto dalla sua Tricarico, città per cui il sindaco socialista e il poeta hanno sempre lottato, cercando la sintesi tra il piccolo mondo contadino e il grande mondo moderno. Montale scrive che Rocco Scotellaro ci ha lasciato un centinaio di liriche che rimarranno certo tra le più significative del Novecento.
Scotellaro in ogni verso si rivela un poeta vero, l’uomo politico che ha concepito il mondo contadino in termini di umanesimo, un autentico e appassionato cantore della questione umana che non si può pensare senza il concetto di libertà.
«L’eredità di Scotellaro – scrive Franco Vitelli – rimane un bene da preservare a ogni costo; essa si dispiega su diversi livelli intersecando la letteratura e la politica, il dibattito meridionalista e la cultura socio – antropologica, l’economia e la storia. La sua figura non è patrimonio esclusivo del Mezzogiorno, ma guarda al Sud e al Nord, al mondo oltreconfine, dovunque si abbia a cuore le sorti delle umane genti». Un’ eredità che pesa e che non va dilapidata.