di Giuliano Laccetti – 09/05/2025

Abstract

L’elezione di un pontefice con il nome di Leone XIV evoca inevitabilmente la figura di Leone XIII e la sua enciclica Rerum Novarum (1891), fondamento della dottrina sociale della Chiesa cattolica. Questo breve saggio cerca di esplorare il significato simbolico e programmatico di tale richiamo nel contesto contemporaneo, segnato dalla diffusione dell’intelligenza artificiale. L’IA, lungi dall’essere una minaccia per il lavoro umano, può diventare una risorsa per la piena realizzazione della persona, a condizione che venga incardinata in un’adeguata visione antropologica, civile, sociale, etica.

 

1. Un nome carico di memoria e di progetto

La scelta del nome Leone XIV, da parte di un nuovo papa, rappresenta un richiamo potente e denso di significato. Evoca immediatamente Leone XIII, papa dal 1878 al 1903, il papa del lavoro, il papa “sociale”, il papa dei diritti dei lavoratori e del dialogo aperto tra la Chiesa cattolica e la modernità industriale. Leone XIII fu autore della Rerum Novarum, documento cardine della dottrina sociale della Chiesa. In quella storica enciclica, pubblicata nel 1891, si delineava per la prima volta un’analisi teologico-sociale della condizione operaia, denunciando le ingiustizie prodotte dal capitalismo industriale e affermando con forza la dignità del lavoro umano (Leone XIII, Rerum Novarum, n. 32). La Rerum Novarum fu un atto rivoluzionario: per la prima volta, il magistero pontificio prendeva parola in modo diretto sui temi economici e sociali, condannando, come dicevo, le ingiustizie del capitalismo, rivendicando il diritto dei lavoratori all’organizzazione sindacale, al giusto salario, e affermando con chiarezza la dignità del lavoro come espressione dell’essere umano.Il lavoro non era più soltanto mezzo di sussistenza, ma diventava espressione della vocazione dell’uomo a trasformare il mondo, a partecipare alla creazione, a cooperare con Dio (Leone XIII, Rerum Novarum, n. 3). Lasciamo perdere l’incipit dell’enciclica, quasi a mettere le mani avanti, che esplicitamente parla, immediatamente, del socialismo come falso rimedio, e del perché per gli operai il socialismo “debba” essere inaccettabile. Del resto, stiamo parlando di una lettera enciclica del papa, non di un documento programmatico o di propagandadi un movimento politico di operai e lavoratori, marxista-leninista!

Rifarsi oggi al nome “Leone” potrebbe significare, simbolicamente, voler rivendicare una continuità nella missione di difesa della persona umana di fronte alle nuove forme di alienazione e sfruttamento. Significa, forse, preannunciare una presa di parola forte e profetica sul tema del lavoro nel tempo dell’intelligenza artificiale, della digitalizzazione, della frammentazione occupazionale.

 

2. Una nuova questione sociale: il lavoro nell’era dell’intelligenza artificiale

Nel XXI secolo, ci troviamo di fronte a una nuova “questione sociale”, non meno drammatica e complessa di quella che iniziava nel XIX secolo. L’intelligenza artificiale – o meglio, l’insieme di tecnologie digitali avanzate, algoritmiche e predittive – promette di trasformare radicalmente il mondo del lavoro. A differenza delle precedenti rivoluzioni industriali, oggi non sono solo le attività manuali ad essere automatizzate: anche molte funzioni cognitive, relazionali e decisionali sono progressivamente affidate a macchine capaci di apprendere e adattarsi (Brynjolfsson & McAfee, 2014; Russell & Norvig, 2020).

Non si tratta più semplicemente di “robot che assemblano automobili”, ma di sistemi intelligenti che scrivono testi, elaborano sentenze, analizzano dati sanitari, sorvegliano comportamenti umani, influenzano scelte politiche e di consumo. Questo scenario genera ansie diffuse: si teme la “fine del lavoro”, la sostituzione dell’umano, la perdita di identità e funzione sociale del lavoratore.

Eppure, come hanno già mostrato altri passaggi storici, la tecnologia non è mai, in sé, né buona né cattiva: è strumento. E come tale dipende dall’uso, dall’intenzionalità e dall’orizzonte valoriale entro cui viene sviluppata e utilizzata (Floridi, 2014; Crawford, 2021). Non è la tecnologia che decide, ma l’uomo. La questione, dunque, è politica ed etica, prima ancora che tecnica.

 

3. Oltre la paura: verso un umanesimo del lavoro

Il timore che l’intelligenza artificiale “tolga lavoro” è comprensibile, ma rischia di oscurare una verità più profonda: ogni progresso tecnico può, se correttamente orientato, liberare l’essere umano da compiti alienanti, ripetitivi o pericolosi, aprendo spazi per la creatività, la relazione, il pensiero critico (Arendt, 1958; Rifkin, 1995). In questa prospettiva, il lavoro deve essere difeso, sia perché fonte di sostentamento, sia perché luogo di realizzazione della persona, di espressione del proprio talento, di costruzione della comunità, di fruizione delle proprie prerogative e libertà.

È necessario riaffermare una visione antropologica forte, in cui l’essere umano non sia mai ridotto a risorsa, ingranaggio, dato, ma sia sempre fine e mai mezzo (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 1981, n. 6). È questa la grande sfida spirituale, ma anche civile e etica del nostro tempo: non lasciarci sedurre da una logica dell’efficienza assoluta, che rischia di spogliare il lavoro del suo significato umano, solidale, culturale, esistenziale.

In questo senso, l’IA può diventare alleata dell’uomo, non suo rivale, se sarà progettata per potenziare – e non per sostituire – le facoltà umane, se sarà integrata in processi democratici, se sarà sottoposta a limiti normativi ispirati al principio di giustizia sociale.

 

4. La sfida etica e la responsabilità politica

La riflessione sulla giustizia algoritmica e sulla cosiddetta “governance dell’IA” è oggi centrale nelle istituzioni internazionali e nel dibattito teologico e filosofico. Il Vaticano, negli ultimi anni, ha preso parte attivamente a tali discussioni, come dimostra la “Rome Call for AI Ethics” promossa dalla Pontificia Accademia per la Vita nel 2020, che propone sei principi guida per lo sviluppo dell’IA: trasparenza, inclusione, responsabilità, imparzialità, affidabilità, sicurezza.

Ma al di là degli standard tecnici, si pone una domanda radicale: che posto ha l’uomo in un mondo dove l’intelligenza è sempre più esternalizzata e automatizzata? Chi decide? Chi è responsabile? Chi si prende cura degli esclusi? È qui che la dottrina sociale della Chiesa può offrire un contributo originale e profetico. Così come la Rerum Novarum denunciava l’alienazione industriale, oggi potrebbe essere utile un documento – potremmo dire una Rerum Novarumdigitalium, perdonate l’arditezza del neologismo latino – che denunci le nuove forme di alienazione digitale e riaffermi il primato della persona sul profitto, dell’etica sull’efficienza. Anche la Chiesa cattolica, quindi, insieme con altre istituzioni demandate a questo compito (penso agli Stati e ai loro governi, ai sindacati, ai partiti politici) potrebbe/dovrebbe difendere la creatività, la libertà e la dignità umana contro il rischio di quella che potremmo chiamare “deresponsabilizzazione algoritmica”. Un rischio sottile, ma reale: quello, cioè, di affidare alle macchine non solo compiti esecutivi, ma anche scelte morali, giudizi sociali, criteri di priorità, sottraendo all’essere umano il ruolo di soggetto pensante e responsabile.

 

5. Una missione per Leone XIV: l’uomo al centro del progresso

Un papa come Leone XIV, proiettato nel cuore della trasformazione digitale, potrebbe porsi come guida morale e spirituale in questa stagione di grandi transizioni. Il suo pontificato potrebbe rilanciare un umanesimo integrale, una grande missione ecclesiale ma al tempo stesso civile, che non rifiuta la tecnologia, ma la subordina al bene dell’uomo, alla giustizia, alla solidarietà. Come ha scritto Francesco I, “la tecnologia separata dall’etica difficilmente sarà in grado di autodisciplinarsi” (Francesco I, Laudato si’, n. 136).

In definitiva, ogni epoca deve confrontarsi con le proprie “macchine”. Oggi non basta più l’opposizione tra uomo e macchina: occorre costruire alleanze tra umanesimo e tecnica, tra spiritualità, dignità, “civiltà” e innovazione. Fermamente contro ogni forma di “luddismo”, occorre dispiegare non uno “scientismo” acritico, ma una consapevole utilizzazione, per migliorare sempre la qualità della vita delle persone, di ogni progresso scientifico e tecnologico, per quanto “rivoluzionario” o “inatteso” possa essere, o “pericoloso” possa sembrare. Un compito immenso, che richiede la collaborazione di credenti e non credenti, di scienziati e teologi, di economisti e filosofi, di politici e statisti, di “regolari” e “volontari”. Ma soprattutto, richiede il coraggio di porre la persona al centro di ogni processo di cambiamento.

 

Bibliografia

Arendt, H. (1958), The Human Condition. Chicago: University of Chicago Press (versione italiana, ad esempio, Vita activa, Bompiani, 2019).

Brynjolfsson, E., McAfee, A. (2014), The Second Machine Age: Work, Progress, and Prosperityina Time of Brilliant Technologies. New York: W. W. Norton (versione italiana, ad esempio, La nuova rivoluzione delle macchine: Lavoro e prosperità nell’era della tecnologia trionfante, Feltrinelli, 2017).

Crawford, K. (2021), The Atlas of AI: Power, Politics, and the Planetary Costs of Artificial Intelligence. Yale University Press (versione italiana, ad esempio, Né intelligente né artificiale. Il lato oscuro dell’IA, il Mulino, 2021).

Floridi, L. (2014), The Fourth Revolution: How the Infosphereis Reshaping Human Reality. Oxford University Press (versione italiana, ad esempio, La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo, Cortina, 2017).

Francesco I. (2015), Laudato si’. Città del Vaticano. https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html, consultato il 9 maggio 2025.

Francesco I. (2020), Fratelli tutti. Città del Vaticano. https://www.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20201003_enciclica-fratelli-tutti.html, consultato il 9 maggio 2025.

Giovanni Paolo II (1981), LaboremExercens. Città del Vaticano. https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_14091981_laborem-exercens.html, consultato il 9 maggio 2025.

Leone XIII. (1891). Rerum Novarum. Città del Vaticano. https://www.vatican.va/content/leo-xiii/it/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_15051891_rerum-novarum.html, consultato il 9 maggio 2025.

Rifkin, J. (1995), The End of Work. New York: Putnam Publishing Group (versione italiana, ad esempio, La fine del lavoro. Il declino della forza lavoro globale e l’avvento dell’era post-mercato, Mondadori 2002).

Russell, S., & Norvig, P. (2020), Artificial Intelligence: A Modern Approach, Pearson (versione italiana, terza edizione, Intelligenza Artificiale: Un Approccio Moderno, Pearson, 2022).

Stiegler, B. (2010), For a New Critique of Political Economy. Polity Press.

Stiegler, B. (2021), La miseria simbolica, Meltemi Editore.

 

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