di Vincenzo Catalano

Abstract
Il presente contributo intende offrire una riflessione sul ruolo delle donne nella Resistenza italiana, articolando l’analisi in due distinte fasi cronologiche: l’antifascismo clandestino della cosiddetta prima Resistenza (1922-1943), ricostruito attraverso l’esame dello Schedario Politico Provinciale conservato presso l’Archivio di Stato di Bari, e la Resistenza armata (1943-1945), con un focus specifico sulle figure di Maria Diaferia e Cordelia Lasorsa. Due partigiane pugliesi, emblematiche della partecipazione femminile meridionale, che si impongono come testimoni esemplari di un impegno civile e politico capace di contrastare attivamente il paradigma patriarcale del regime. L’analisi contribuisce a una rilettura della Resistenza in prospettiva di genere e con una marcata attenzione al contesto storico-territoriale.

Parole chiave: resistenza, donne, libertà, politica, antifascismo.

1. L’antifascismo delle donne: i dati dello Schedario Politico Provinciale di Bari, il caso di Corato
Il periodo della Resistenza, nella storiografia contemporanea si articola in due fasi distinte: la prima, che va dal 1922 al 1943, corrisponde all’antifascismo non armato, condotto in forma clandestina, culturale e politica; la seconda, che si apre dopo l’8 settembre 1943 e si conclude con la Liberazione del 25 aprile 1945, assume la forma della Resistenza armata, con una mobilitazione diretta contro i nazifascisti. In entrambe le fasi della Resistenza si registra una significativa partecipazione di donne e uomini provenienti dal Mezzogiorno. In particolare, il contributo femminile – sebbene attualmente quantificato in misura numericamente inferiore rispetto a quello maschile – è oggetto di una crescente attenzione storiografica. Una serie di studi di genere, infatti, sta progressivamente facendo emergere una dimensione della Resistenza finora trascurata o marginalizzata, restituendo visibilità al ruolo attivo e determinante delle donne nei processi di opposizione al regime e di lotta per la Libertà (basti pensare alla vasta bibliografia di settore utilizzata da Tobagi, 2021).

Nel panorama pugliese, in generale il contributo alla lotta partigiana risulta essere significativo. Limitandosi al solo periodo compreso tra l’armistizio e la Liberazione, è possibile stimare in maniera prudente circa 6.000 partigiani riconosciuti, tra uomini e donne nati in Puglia (Aa.VV., 2021: 40). Questa cifra è ancora più rilevante se si considera che, a livello nazionale, il contributo meridionale alla Resistenza nel Centro-Nordrimane spesso marginalizzato e non adeguatamente tematizzato negli studi di sintesi.Nonostante l’assenza di una visione complessiva e unitaria, esiste una ricca e articolata produzione storiografica locale, prevalentemente di carattere memorialistico e spesso promossa da enti territoriali, associazioni partigiane e studiosi indipendenti (Fimiani, 2016: 9-10). Accanto a questi lavori si segnalano anche alcuni censimenti provinciali che ricostruiscono l’esperienza partigiana dei combattenti originari del Sud, valorizzando il legame con le comunità di nascita e mettendo in luce storie individuali e collettive ancora poco conosciute (Catalano, 2024: 10-11).

Analizzando la prima fase della Resistenza antifascista attraverso lo Schedario Politico provinciale 1892 – 1945 del fondo Questura di Bari–Divisione I, Gabinetto (categoria A8) conservato in Archivio di Stato di Bari (AS Ba), emerge con evidenza un dato significativo: il numero di donne segnalate dalle autorità del regime risulta estremamente esiguo. Ciò si deve alla visione patriarcale della società fascista, che non percepisce le donne come una minaccia politica rilevante, relegandole a protettrici del focolare e quindi non valutandole pienamente. In questo contesto si presentano per la prima volta i dati relativi alla città di Coratoche risulta rappresentata da ben 389 individui schedatidalle autorità di Regime nello Schedario Politico Provinciale dell’Archivio di Stato di Bari.Tale rappresentazione, anche se non assoluta e non rappresentativa di un quadro nazionale, offre una prospettiva locale definita a propositodi come il Regime abbia voluto quantificare la partecipazione politica e l’opposizione antifascista delle donne.

I. Residenti nel proprio comune di nascita
Nel caso dei residenti a Corato (BA), le donne schedate risultano essere tre su un totale di centoquindici individui registrati.

1. Colucci Rosa
AS Ba,Schedario Politico Provinciale, 43/1092
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1936-1942)
Nata a Corato il 24 febbraio 1915 residente a Corato. Definita dalle forze di regime come comunista. Dopo sei anni di sorveglianza di regime viene radiata dallo Schedario Politico Provinciale.

2. Lastella Giuseppina
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 82/2011
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1926-1938)
Nata a Corato il 28 ottobre 1880 e residente a Corato. Definita dalle forze di regime come sovversiva, dopo dodici anni di sorveglianza di regime viene radiata dallo Schedario Politico Provinciale.

3. Tisbo Maria
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 173/4298
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1927-1937)
Nata a Corato il 16 luglio 1854 e residente a Corato, definita dalle forze di regime come sovversiva e casalinga di professione. Dopo dieci anni si sorveglianza di regime viene radiata dallo Schedario Politico Provinciale.

II. Migrazione interna al suolo nazionale
Nel caso delle migrazioni interne al suolo nazionale le donne schedate risultano essere tre su un totale di sessantotto individui registrati.

1. Ferrante Giuseppina
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 56/1373
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1931-1942)
Nata a Corato il 27 febbraio 1873 emigra a Catania. Definita dalle forze di regime come sovversiva antifascista e casalinga per professione. Dopo undici anni di sorveglianza di regime viene radiata dallo Schedario Politico Provinciale.

2. Stella Maria
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 166/4108
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1929-1939)
Nata a Corato il 7 maggio 1887 emigra a Terlizzi (BA). Definita dalle forze di regime come comunista sovversiva. Per le proprie idee è schedata e condannata dal Tribunale Speciale.

3. Tarricone Maria
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 170/4210
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1927-1937)
Nata a Corato il 12 febbraio 1904 emigra a Milano. Definita dalle forze di regime come comunista e casalinga per professione, dopo dieci anni di sorveglianza di regime viene radiata dallo Schedario Politico Provinciale.

III. Migrazione extra nazionale
Nel caso del fenomeno migratorio verso l’estero, le donne schedate risultano essere sette su un totale di duecentosessantanove individui registrati.

1. Abbattista Chiara
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 1/5
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1939-1943)
Nata a Corato il 1 maggio 1920 emigra in Francia. Definita dalle forze di regime come comunista.

2. Capogna Maria
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 28/685
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1930-1942)
Nata a Corato il 25 maggio 1908 emigra in Francia. Definita dalle forze di regime come antifascista e casalinga per professione.

3. Lotito Immacolata
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 93/2284
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1938-1940)
Nata a Corato il 22 agosto 1900 emigra in Francia. Definita dalle forze di regime come antifascista sovversiva e casalinga per professione.

4. Martinelli Concetta
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 100/2490
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1928-1940)
Nata a Corato il 26 agosto 1899 emigra in Francia. Definita dalle forze di regime come sospetta di linea politica e casalinga per professione.

5. Di Palma Fortunata
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 121/3038
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1929)
Nata a Corato il 1 gennaio 1909 emigra in Francia. Definita dalle forze di regime come sospetta sovversiva. Viene radiata dallo Schedario Politico Provinciale.

6. Patruno Filomena
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 127/3225
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1939-1940)
Nata a Corato il 14 marzo 1912 emigra in Francia. Definita dalle forze di regime come antifascista.

7. Pisicchio Maria
AS Ba, Schedario Politico Provinciale, 136/3405
SINOSSI E DOCUMENTI (Carteggio 1938-1939)
Nata a Corato il 2 gennaio 1922 emigra in Francia. Definita dalle forze di regime come antifascista.

Non deve sfuggire il fatto che tutti i fascicoli sopra riportati presentano una data di apertura — riferita, per la datazione del carteggio, a partire dal 1926 — elemento tutt’altro che casuale. Proprio a partire da quest’anno, infatti, il fenomeno dell’opposizione politica inizia a delinearsi con maggiore nitidezza nei registri e nei resoconti del regime. Ciò avviene all’indomani dell’emanazione del Regio Decreto del 6 novembre 1926, n. 1848, che raccoglie e coordina le disposizioni in materia di pubblica sicurezza, segnando un drastico inasprimento repressivo. Queste norme annullano ogni forma di espressione e organizzazione del dissenso, ampliando in modo sostanziale i poteri di controllo e repressione degli organi di polizia. Questo processo trova ulteriore sistemazione nel Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza del 1931.

2. Il caso di Maria Diaferia e Cordelia Lasorsa: partigiane a Roma
Uno dei primi tentativi organici di analisi e valorizzazione del contributo femminile alla Resistenza nel territorio barese è rappresentato dal progetto Vite Partigiane di Bari e Provincia, promosso dalla sezione provinciale dell’ANPI di Bari. In questo contesto emergono le figure di Maria Diaferia e Cordelia Lasorsa, giovani donne che scelgono consapevolmente di impegnarsi nella lotta partigiana, mettendo a rischio la propria vita. La loro adesione alla Resistenza rappresenta un atto di straordinario coraggio, compiuto con spirito di gratuità e profonda devozione al valore della libertà, in netta opposizione alla cultura patriarcale dominante nell’Italia fascista, purtroppo ancora presente oggi.Quella femminile è una Resistenza che si configura, ancor prima che come scelta politica, come una rivoluzione interiore. In molte donne si diffonde, con lo scoppio di quella che Claudio Pavone definisce come Guerra Civile (1943-1945), un sentimento nuovo di libertà, autonomia e responsabilità, che segna una frattura profonda con il passato. Esse vivono questo periodo come una fase di rottura e di rinascita, non solo personale ma collettiva, aprendo spazi di emancipazione in una società che fino ad allora le aveva confinate ai margini della sfera pubblica (Tobagi, 2022).

Il caso di Maria Diaferia lascia emergere con forza il sentimento di responsabilità e libertà che anima molti giovani del suo tempo. Il padre, Francesco Diaferia, bracciante agricolo, si risposa con Giuseppina Diasparra. La coppia mette al mondo otto figli, anche se due di loro muoiono in tenera età. I figli sopravvissuti sono: Rosaria (Corato, Bari, 14 agosto 1911), Luigi (15 febbraio 1913), Vincenzo (4 agosto 1917), Giovanni (25 maggio 1922), Raffaela (4 gennaio 1926), Maria (19 gennaio 1929) e Iolanda (3 febbraio 1933), tutti nati a Corato.
L’intera famiglia emigra a Roma tra il 1933, anno di nascita di Iolanda, e il 1940. Lo spostamento avviene in modo graduale: secondo i dati dell’Archivio Storico Comunale Anagrafico di Corato, Giovanni (17 anni) è il primo a trasferirsi il 10 febbraio 1939, seguito da Francesco (58 anni), Giuseppina (51), Rosaria (28), Raffaela (13), Maria (10) e Iolanda (6), tutti registrati il 7 marzo 1939. Luigi (25 anni) risulta emigrato l’11 gennaio 1938 e Vincenzo (23 anni) il 14 marzo 1940. Queste date, tuttavia, coincidono con le comunicazioni ufficiali tra i Comuni di Corato e Roma riguardanti il cambio di residenza e non con i reali spostamenti.
Stabilitasi nella borgata di Torpignattara, nella periferia romana, Maria cresce in questo contesto fino all’inizio della guerra di Liberazione. All’età di 14 anni sceglie consapevolmente di aderire alla formazione partigiana Armata Rossa, insieme a Vincenzo Giacomini (Roma, 22 dicembre 1922), che sposa il 30 novembre 1949. Entrambi vengono riconosciuti come partigiani combattenti e prendono parte alla Resistenza dal 9 settembre 1943 al 4 giugno 1944.
Maria non è l’unica della famiglia Diaferia a partecipare alla Resistenza. Luigi si unisce alla formazione OMPCI con il grado di gregario dal 1 ottobre 1943 al 4 giugno 1944; viene riconosciuto come partigiano combattente e ferito durante uno scontro a fuoco con le truppe tedesche in ritirata proprio il giorno della Liberazione di Roma, il 4 giugno 1944. Anche Vincenzo prende parte attivamente alla lotta, aderendo alla formazione PCI come gregario, con riconoscimento ufficiale per il periodo che va dall’8 settembre 1943 al 4 giugno 1944.
Maria Diaferia muore il 23 settembre 2005, senza mai raccontare pubblicamente il proprio impegno nella Resistenza e, per quanto si sappia, senza mai tornare a Corato (Catalano, 2023). Oggi, in sua memoria, la sezione ANPI di Corato porta il suo nome.

Ancora diverso è il caso di Cordelia Silvia La Sorsa. Nasce il 31 gennaio 1919 a Molfetta (BA) in una famiglia profondamente antifascista. Suo padre, Angelo La Sorsa, è un insegnante e sindacalista, fondatore del primo sindacato cittadino degli agricoltori, noto per la sua opposizione al regime fascista. Cosa che influisce significativamente sulla giovane Cordelia che, fra l’altro fin dalla tenera età mostra una grande passione per lo sport, distinguendosi nell’atletica leggera, in particolare nel salto in lungo.
Negli anni ’40 consegue una laurea, un traguardo notevole per una donna dell’epoca e trasferitasi a Roma per motivi di studio, entra in contatto con la formazione partigiana Bandiera Rossa con i quale si schiera operando come staffetta durante la guerra di Liberazione. La sua tessera ANPI, ritrovata nell’archivio ANPI di Roma, testimonia la sua attività partigiana in quegli anni.
Dopo la guerra, Cordelia lavora presso il Ministero della Difesa. Negli anni ’60, continua a coltivare i suoi interessi culturali, frequentando la biblioteca del Valle e fondando il circolo letterario La lampada di Aulino.
Cordelia La Sorsa muore a Roma nel 2003 e, secondo la sua volontà, viene sepolta nel Campo 109 del cimitero Verano, nella zona dedicata ai combattenti della Resistenza. Per gran parte della sua vita è restia a parlare del suo passato partigiano ma negli ultimi anni lo riconosce con orgoglio. La sua vita rappresenta un esempio di coraggio e determinazione testimoniando il ruolo significativo delle donne nella Resistenza italiana (Filicaia 2023; Finocchiaro 2023).

Bibliografia
Aa. Vv. (2021), Ribelli per la Libertà. Giovani di Puglia nella Resistenza Antifascista, Bari: ERF Edizioni.
Catalano, V. (2023), Maria Diaferia da Corato alla Resistenza Romana, Bari: ERF Edizioni.
Catalano, V. (2024), L’Arte dei Suoni, Raffaele Miglietta, partigiano, maestro, insegnante, Bari: ERF Edizioni.
Filicaia, A (2023), Cordelia Lasorsa, donna in direzione ostinata e contraria, Bari: ERF Edizioni.
Fimiani E. (2016), La partecipazione del Mezzogiorno alla Liberazione d’Italia (1943-1945), Milano: Mondadori.
Finocchiaro, A. A. (2023), Cordelia Controvento, campionessa pugliese, partigiana a Roma, Bergamo: Moretti e Vitali Editori.
Tobagi, B. (2022), La Resistenza delle Donne, Torino: Einaudi.

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