Riveviamo e pubblichiamo il conributo di Massimo Cogliandro

Non sono certamente un critico d’arte né un conoscitore della filmografia nazionale, ma avendo sentito parlare del film “L’Abbaglio” diretto da regista Roberto Andò e da lui scritto insieme a Ugo Cinti e Massimo Gaudioso, ho avuto la curiosità di vederlo sul portale Netflix. Bellissima e piacevolissima narrazione sulla spedizione dei Mille, interpretata magistralmente da Toni Servillo, il colonnello Orsini, e da Salvo Ficarra e Valentino Picone, due volontari della spedizione: Domenico Tricò e Rosario Spitale.

Gli autori ripercorrono la vicenda farcendola anche di loro libertà interpretative, come attestato nei titoli di coda. Ho particolarmente apprezzato alcune scene della narrazione! La prima è quella che per mano degli autori compie un’operazione di verità e fa proferire a Garibaldi le, poi risultate vane, promesse, che con l’unità d’Italia, sarebbe stato abolito il latifondo e ripartite le terre ai contadini.Nella scena sono riuniti nella sede del comune di Salemi. Le promesse garibaldine infiammano la popolazione e la voglia di ribellione contro i Borbone! Sempre nella stessa scena l’affabulatore Garibaldi si allontana, dalle note dolenti, e dà la parola al suo vice: Nino Bixio. Questi annunciando la leva obbligatoria e le conseguenze per i renitenti, ammutolisce ed impaurisce la popolazione iniziando a dimostrare il vero aspetto sabaudo della vicenda.

Un’altra scena esalta un tratto della sicilianità, oserei dire: dell’essere meridionali, ovvero della nostra innata tendenza a cercare di ritagliare, nella nostre vicende, spazi personali, lontani dal tumulto della stessa. Spazi necessari per coltivare gli interessi fondamentali delle nostre vite. Questi atteggiamenti vengono confusi, dagli altri, che ci osservano, e nel caso del film, dal colonello Orsini, e considerati come incapacità di intraprendere.

Infatti nel film Ficarra e Picone vengono da lui subito giudicati vigliacchi e disertori perché appena sbarcati si allontanano in cerca di riappropriarsi della loro vita strappatagli da altri oppressori. Ma la parte finale del film li vedrà capaci di immolarsi per le proprie genti a rischio della loro vita, segno dell’eroismo che la gente del sud è capace di esprimere quando è chiamata a difendere i propri simili! I due volontari si offriranno quali ostaggi al comandante dell’esercito borbonico Jean-Luc Von Mechel, interpretato dall’attore Pascal Greggory, dimostrando la loro vera indole.

Ma la rappresentazione più esaltante per me è quella finale, che è il culmine del film, dove la fantasia degli autori si esprime in maniera esplosiva, mischiandosi alla prospettiva storica per esprimere tutta la crudezza dell’amara realtà. L’intera scena finale del film è a mio giudizio la raffigurazione emblematica dei fatti che portarono alla spedizione dei Mille ed all’unità d’Italia, compresi gli imbrogli al gioco delle carte, che in quell’ambito furono perpetrati. Va anche accennato che il volontario Spitale nel corso del film bara alle carte più volte. Forse gli autori hanno voluto accennare a vari imbrogli o sotterfugi occorsi durante la spedizione!?

Non saprei dirlo! Comunque la scelta mirabile, degli autori, è di ambientare la citata ultima scena in una sala giochi con accesso limitato ai più, che per me rappresenta il luogo delle decisioni e degli intrighi politici internazionali. In quel luogo, per pochi, si entra solo con la parola d’ordine. La scena crea un’atmosfera sospesa e greve, infine la voce narrante dell’attore principale, il colonello Orsini, si tace per lasciare al suo personaggio il compito di tirare le conclusioni storiche.

Le due parole che pronuncia racchiudono l’esplosività delle considerazioni storico culturali degli autori sull’unità d’Italia e sulla spedizione dei Mille e la descrivono con amara crudeltà. Restituiscono allo spettatore la verità sui fatti storici occorsi e sono: “Che Abbaglio”. Queste ultime due parole del film sono l’affermazione che fotografa perfettamente la realtà storica ed illuminano il pensiero agli spettatori sgretolando le loro certezze apprese sui libri scolastici. Restituiscono concetti di verità fino ad oggi sottaciuti dalla storia sabauda, narrata ufficialmente ed adottata dallo stato italiano. Consiglio la visione del film, per me un capolavoro che dà garbatamente giustizia al meridione!

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