Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Massimo Cogliandro

Qualcuno saprà che ho scritto il libro Sud e meridionalismi. Perché sono inutili. Purtroppo, per certuni è prova che sia un “restauratore”! Non lo sono, sia perchè credo fermamente nel valore della Repubblica, sia per appartenenza politica al Partito del Sud. L’Italia è unica, ma l’auspico migliorabile, all’interno di un Europa più giusta, florida e sempre più federazione coesa.

Sicuramente, quest’ultima, si dimostra un ente amministrativo più equo del nostro Paese e noi del Partito del Sud ci battiamo per far emergere tutte le iniquità che affliggono il Meridione dal post unità d’Italia in poi. L’appellativo “restauratore” viene molte volte appioppato, con molta superficialità, a coloro che asseriscono che le iniquità contro il Meridione si trascinano storicamente senza dissolversi, anzi incancrenendosi. Queste persone ci descrivono, spero, per giudizi affrettati.

Non comprendono che la situazione in cui versa il Meridione è stata incardinata e studiata a tavolino nel post unità d’Italia, ma si protrae, peggiorando, ancor oggi. Purtroppo in questi miei excursus non ho trovato modifiche che mi hanno dimostrato la presenza di fatti o norme storiche che smentiscano l’andazzo e che siano tendenti all’equità tra italiani del nord e quelli del sud. Questo modus operandi, oramai incancrenitosi ha comportato da sempre l’esistenza di scelte politiche ed economiche in danno del Meridione edei Meridionali,ed in favore del resto d’Italia specie del nord. EccoVi un elenco:

  1. Le Reali Ferriere della Mongiana (Serra San Bruno –VV) era la più grande acciaieria d’Europa, ai tempi del Regno delle due Sicilie, oggi Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria.Vantava inoltre 1.500 operai impiegati ed altrettanti nell’indotto e riconoscimenti internazionali per la qualità dei lavorati. Fu chiusa e smontataper la Legge 23.06.1873, incomprensibilmente! La clientela ed i macchinari furono regalati all’acciaieria di Terni. Il decreto che ne sanciva lo smantellamento era stato proposto nel Parlamento Sabaudo in prima battuta, perché l’opificio ricadeva in zona di brigantaggio, poi preferirono la scelta geografica. Infatti attestarono che la Mongiana era distante dal mare e quindi dai porti per cuifavorirono la ferriera di Terni, nota località marittima.
  2. In quel periodo ci furono varie confische operate a danno del territorio meridionale, dai telai nelle private abitazioni, alla soppressione della moneta d’oro ed argento sostituita con carta moneta.
  3. Nel 1800 si costituì in Campania, una delle industrie più floride del mezzogiorno:quella manifatturiera. Industriali svizzeri come Egg, Caflish, Vonwiller, von Arx e specialmente Wenner, crearono un importantissimo polo industriale tessile. Nel 1918 pressioni di industriali del nord, che ne pativano la concorrenza, portarono alla loro nazionalizzazione e depotenziamento. Ma le nasciture Manifatture Cotoniere Meridionali (M.C.M.), ripresero sostanziose commesse efurono nuovamente attenzionate, ma dal regime fascista. Industriali del nord sostenitori del regime, riuscirono ad ottenerne di nuovo il depotenziamento perché ne pativano la concorrenza. Si stima che a quell’epoca il territorio patì la perdita di ben 7.000 posti di lavoro! Tali “attenzioni” non distrussero totalmente il settore che, se pur molto più modestamente, esiste ancor oggi.
  4. Il Banco di Napoli mantenne la possibilità di coniare moneta fino al 1926, semprein pieno regime fascista. Questo, prima di allora, gli permetteva di ammortizzare gli andamenti negativi economici anche influendo sulla svalutazione della moneta e quindi tutelando il territorio interessato agli affari di questi banchieri, ovvero il meridione. Fu deciso l’accentramento di tale facoltà sulla Banca d’Italia e questo indebolì l’economia meridionale! Da allora il Banco Napoli, dovette anche diminuire drasticamente le funzioni dicredito fondiario ed agrario quindi il mezzogiorno non ebbe più una banca che finanziava l’iniziativa economica meridionale, come, invece, accadeva ed accade al nord.
  5. Il Banco Napoli, comunque, si espanse irrobustendosi economicamente. Riprese in parte il suo ruolo di rilievo teso ad incrementare, finanziariamente, l’imprenditoria meridionale, abbandonata dalla Cassa del Mezzogiorno, chiusa nell’estate del 1984. Ma nel 1995, governo con presidente Lamberto Dini, (si noti: ex Direttore Generale della Banca D’Italia dal 1976 al 1994), subì una verifica della Banca d’Italia. Poi riconosciuta errata, che ne sancì la decozione (uno dei maggiori protagonisti della vicenda divenne poi deputato di Alleanza Nazionale). Nel 1997 il presidente del Consiglio Prodi, a seguito del precedente decreto Dini ricapitalizzò il Banco Napoli, con “2.283” miliardi di lire. Successivamente privatizzato fu venduto per “60” miliardi di lire alla Banca Nazionale del Lavoro. Quest’ultima era stata trasformata in società per azioni nel 1992. Poi avviata alla privatizzazione, culminata con la quotazione in borsa nel 1998. In quel anno il Banco Napoli fu venduto al gruppo San Paolo Imi, per la “modica”cifra di “6.000” miliardi. Evidente segno che prima non era in decozione! Tutta questa manovra fu una grandissima opera di finanziamento di una banca nazionale a spese del sud, che, tanto per cambiare, subì l’ennesimo scippo! Perché oltre a perdere l’apprezzabile valore di un banco del territorio, perse anche il maggior finanziatore dell’iniziativa economica meridionale che, per lungo tempo, restò orfana ed abbandonata! Ad onor del vero la Banca Intesa San Paolo, che la inglobò, in qualche maniera, sembra stia assumendo tale ruolo.
  6. Sempre nel 1995 è nota la vicenda per la quale il ministro Claudio Burlando (PDS/DS) ordinò al direttore delle Ferrovie di Stato, Lorenzo Necci, di non far partire alcun treno dal porto di Gioia Tauro per permettere lo sviluppo di porti del nord, specie quello di Genova.
  7. Nel 2019, per rimanere sempre in tema portuale, la paventata “Via della Seta” opera del governo giallo/verde (5 Stelle/Lega) con Di Maio (5Stelle/avellinese) ignorava i porti meridionali, per favorire quelli del nord Italia e dichiarava che al Sud bastava internet e un po’ di fantasia (vergogna!).
  8. Mentre Prodi in un atto di giustizia sociale sdoganava i Fondi di Coesione e Sviluppo per il rilancio del Meridione, mai utilizzati per costruire autostrade, alta velocità ed alta capacità ferroviaria, il presidente Mario Monti (governo tecnico 2011/2012), dava altro stop al meridione, li prendeva, quasi completamente, e li utilizzava per non far fallire le banche tedesche.
  9. L’8.11.2001 con la riforma del Titolo V della Costituzione (governo Berlusconi 2) venne varato il progetto di autonomia differenziata, ovvero la possibilità per alcune regioni italiane di ottenere forme e condizioni particolari di autonomia e “ulteriori” specifici fondi logicamente da decurtare dai finanziamenti statali complessivi con conseguenziale riduzione per le altre regioni, poi dettagliata nella Legge n. 86 del 26 giugno 2024.
  10. Il governo Meloni (Fratelli d’Italia) estendeva l’utilizzo dei fondi di coesione a tutte le regioni anche le più sviluppate. Attualmente sembrerebbe delinearsi la possibilità che possano essere utilizzabili, addirittura, anche per finanziare il riarmo italiano richiesto dall’Europa.
  11. Ma non bastano tutti questi comportamenti politici; se andiamo a constatare i tassi di interesse applicati dalle banche sui conti correnti o sui prestiti, il Sud Italia è assurdamente penalizzato dovendo pagare tassi più pesanti su prestiti e mutui ed ottenere minori interessi sui conti correnti. Concetto espresso, a chiare lettere, dalla F.A.B.I. (Federazione Autonoma Bancari Italiani) con specifica relazione datata 29 luglio 2023.
  12. Identico discorso si può fare per i premi assicurativi, che se pur con una logica verosimilmente di incidenza percentuale, penalizzano prevalentemente il sud come se le compagnie assicurative non coprisserol’intero territorio nazionale.
  13. Stesso dicasi per le tariffe del gas nel Sud Italia! Nonostante oggi il meridione abbia gli unici hub funzionanti, visto la chiusura di quello russo che arriva nel Nord Italia, sconta un maggior prezzo in confronto al nord, nonostante servano molte più infrastrutture per trasportarlo lì!
  14. A questa panoramica va sommata la conclamata storica volontà statale di fornire gli enti locali del nord maggiori finanziamenti, in dispari trattamento, in confronto a quelli del sud, oltre che in barba all’immaginario collettivo nazionale di equità e, cosa ben più grave, in netto contrasto del dettato costituzionale! Tale circostanza emerge da alcune inchieste giornalistiche ma anche da dati forniti dall’allora governativa Agenzia per la Coesione Territoriale, che questo governo, a trazione leghista, ha silenziato inglobandola nel dipartimento. È stata silenziata perché per noi, che cerchiamo di studiare il fenomeno, era una fonte importante ed ufficiale di dati. Ne troverete citazioni nel mio prossimo libro!

Insomma, il Sud è più povero di diritti! La situazione è incancrenita grazie alla mancanza di una forte rappresentanza politica territoriale!

Su tutto ciò oggi spicca ancora la secessione dei ricchi, che il buon Ministro Calderoli appare non avere abbandonato nonostante la Corte Costituzionale gli abbia bocciato il progetto. Purtroppo sta studiando come farla ripartire immaginando nuovi L.e.a e L.e.p.. Ovvero credo, da malpensante, che stia studiando come far diventare un’eccellenza il peggior ospedale d’Italia! Perché visto che non ci sono soldi per risollevare le prestazioni dei servizi sanitari meridionali e che non è neanche immaginabile toglierli, anche solo in parte, dalle Asp del nord per darli a quelle del sud l’unica soluzione è abbassare i livelli delle prestazioni ed assistenziali!

Ora Vi chiedo, alla luce di questa cronologia di eventi, con un’unica matrice antimeridionale:

  • Siamo restauratori o meridionali stanchi ed arrabbiati?
  • La panoramica di fatti sopra elencata è un reale modus operandi instaurato dal post unità d’Italia ed è persistente sino ad oggi?

 

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