di Valentino Romano
Da più parti c’è l’invito a considerare il 25 aprile come una festa di tutti. Ora è indubbio che delle conseguenze dirette e mediate della Resistenza (libertà, democrazia ecc.) ne possano e ne debbano usufruire e godere tutti, indistintamente e a pieno titolo.
Sta qui, proprio in questo, il valore assoluto del sacrificio di tanti uomini e donne che hanno consentito di scrivere, anche con il loro sangue, la Carta costituzionale, faro di una comunità libera e solidale che in essa si riconosce.
Ma è altrettanto indubbio che questa non è e non può essere la Festa di tutti! No!
Piaccia o meno la Festa della Liberazione è la festa di chi stava dalla parte giusta della Storia e dell’umanità e di chi ha continuato ad esserci. Degli altri, almeno di quelli che tra gli altri non si sono mai sinceramente ravveduti, no! Ed è giusto che sia così, non si può cavar sangue dalle rape, figuriamoci se è possibile con le “teste di … rapa”.
Per questo trovo vacuo esercizio retorico chiedere a costoro di unirsi alle celebrazioni per la Ricorrenza, dichiarandosi, obtorto collo, antifascisti. Quand’anche poi avessero, strumentalmente, a farlo, sarebbe non solo il trionfo dell’ipocrisia ma anche l’ennesimo, immeritato oltraggio a coloro che ieri lo furono per davvero, disseminando di tombe il suolo della nazione
Per questo, dopo aver incartato con uno sberleffo “alla Totò” gli inviti alla “sobrietà” e plaudito alla loro assenza, smettiamola con il falso buonismo: loro da una parte (in Uzbekistan, in Culonia o dove gli meglio pare) e noi dall’altra a celebrare la Festa della Liberazione come meglio ci pare. Senza odio ma con dignità!
So di apparire divisivo (e nemmeno me ne dispiace, anzi) ma, forse, è il momento di esserlo! Se non ora, infatti, … quando?
Sinistra, se ci sei ancora, batti un colpo!
Non è ora di smetterla con questa storia dell’inclusività generale? Non è ora di smetterla con lo svilire gli ideali degli uomini e delle donne della Resistenza con il consociativismo esasperato, con i compressi e gli aggiustamenti di potere?
Ognuno dalla sua parte, con rispetto umano e democratico, ma senza infingimenti e cedimenti di sorta!
Che la Liberazione sia la Festa di tutti veramente. Ma di tutti noi, senza divisioni interne e di predominio politico, Festa nostra, solo nostra, cioè di quella parte di popolo che si ritrova unita “di fronte a quel monumento che si chiama ora e sempre Resistenza”; magari cantando oggi, in barba ad ogni divieto e “raccomandazione”, “Bella ciao” e … soprattutto applicando i valori della Resistenza negli altri giorni.
Questo è il mio augurio a tutti noi!