di Natale Cuccurese

L’austerità di bilancio che non poteva essere messa in discussione per nessun motivo e che ha costretto per oltre un ventennio alla austerità i Paesi del Sud Europa (a partire dalla Grecia), viene gettata via come se niente fosse semplicemente perché adesso ai Paesi del Nord Europa, a partire dalla Germania, conviene così.

Ma non è finita, col Rearm Europe, a favore della riconversione in armamenti delle fabbriche dell’automotive dei Nord d’Europa, pagheranno ancora i già impoveriti Sud d’Europa tramite la cancellazione del Fondo di coesione, così come richiesto da Ursula von der Leyen.

È l’allarme che come Partito del Sud abbiamo lanciato già dal 15 marzo durante la manifestazione della Pace a piazza Barberinie cioè che i soldi per il progetto Rearm Europe (o della creazione di un esercito europeo, non cambia) verranno sottratti ai fondi di coesione europea. Cioè a scuola, sanità, welfare, istruzione, università, pensioni. Vale a dire ai più poveri, sottratti quindi alle Regioni del Sud Italia ed Europa che si vedranno così private di importanti misure per sostenere progetti imprenditoriali, tecnologie, infrastrutture, etc. Regioni del Sud che già da decenni sono sottofinanziate dai governi nazionali.

Ovviamente la Premier Meloni la settimana dopo in Parlamento, da navigata affabulatrice, aveva smentito il taglio dell’Italia dei Fondi coesione, ma chi gli poteva credere? In più di due anni di governo non ha mantenuto una sola promessa! E poi Meloni è al governo con Salvini.

E infatti un mese fa l’ex ministro Fitto, vice presidente Commissione Europea, con notevole faccia di bronzo, ha proposto una mini-riforma della politica di coesione. E, guarda caso, la proposta prevede che gli Stati membri potranno dirottare parte dei fondi strutturali alle nuove priorità europee quali: 1) industrie e infrastrutture della difesa; 2) emergenza casa; 3) crisi idrica.

Ovviamente solo il primo punto è la vera priorità di questi governanti, gli altri due servono solo ad indorare la pillola; riceveranno qualche briciola.

Il riaccentramento della governance della politica di coesione, voluto a suo tempo da Fitto, sul modello Pnrr, si è rivelato (come previsto) non dare nessuna garanzia di maggiore efficienza ed efficacia. Anzi, ha generato conflitto fra obiettivi diversi e “bulimia” amministrativa in capo al Governo.

È lo stesso governo che al Nord decentra con l’Autonomia differenziata e al Sud accentra e avoca a sé.In poche parole, come si è visto, le ipotesi sul tavolo all’interno dei confini nazionali,e che adesso si allargano all’intera Unione Europea, sono le solite: tagli al Sud e (comunque) soldi a pioggia al Nord e alle sue industrie delle armi. 

Solo un ingenuo può credere che sia un caso che i pagamenti dei fondi di coesione liquidati ad oggi sono fermi al solo 5%. Avevano già previsto tutto e oggi sono pronti a spostare i fondi sul Rearm Europe. Non a caso la Corte dei Conti aveva già lanciato l’allarme sui ritardi nella spesa delle risorse e sulla qualità degli investimenti già nel febbraio del 2023, due anni fa. Il richiamo si trova infatti spulciando le 647 pagine della Relazione annuale 2022 sui rapporti finanziari Italia/UE e sull’utilizzo dei fondi europei.

Sono questi i “grandi risultati” delle politiche per il Mezzogiorno del governo Meloni, e in particolare del Ministro Fitto e che ora coinvolgono anche il suo successore Foti.

Pagheranno i Sud come sempre, a partire dal nostro Mezzogiorno che già subiva la presenza del governo più antimeridionale della storia.

L’accusa di “pacifismo, populismo, putinismo” a chi fa notare che i soldi del riarmo sarebbero meglio spesi in sanità, istruzione, ricerca, spesa sociale e infrastrutture dimostra in che misura questi termini, in bocca alla maggior parte dei giornalisti di regime e politicanti con l’elmetto, siano non solo totalmente vuoti di contenuti ma profondamente propagandistici.

ll Patto di stabilità Ue infatti ci impone di ridurre la spesa in rapporto al PIL. Ma nel momento in cui esclude un tipo di spesa, quella militare, in un contesto in cui i fondi non sono illimitati, anzi, sta di fatto imponendo di cambiare la composizione del “paniere” per cui: meno istruzione, sanità, spesa sociale, fondi di coesione e più difesa. Far notare questo non è “pacifismo, populismo, putinismo”, ma è banale matematica. Che come è noto non è una opinione. Meglio quindi continuare ad opporsi, soprattutto da Sud, alla guerra e al riarmo, senza sconti.

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